Mastoplastica Additiva Sottomuscolare

Posizionamento sottomuscolare della protesi

Tra le possibili opzioni per quanto riguarda il posizionamento delle protesi nella mastoplastica additiva c’è la collocazione sotto il muscolo. E’ opinione pressoché univoca che non esista una tecnica migliore (sottoghiandolare o sottomuscolare), ma vantaggi e svantaggi a favore e a sfavore di ogni tipo di posizionamento, eventualmente da valutare sulla base della costituzione della paziente. In questa sede si prenderà in considerazione il posizionamento sottomuscolare:
1. Il muscolo copre meglio l'impianto, i normali movimenti delle braccia stimolano inoltre le contrazioni del muscolo pettorale. Questa azione produce un massaggio continuo sulle protesi diminuendo le possibilità di sviluppare una contrattura capsulare (condizione in cui il seno risulta duro al tatto, a volte dolente e deformato). 
2. Sotto il muscolo le increspature della protesi, risultano meno evidenti. Anche gli avvallamenti sulla cute (rippling) legati ad insufficiente elasticità della cute a fronte di impianti troppo voluminosi, risultano meno evidenti. 
3. Secondo alcuni la mammografia risulterebbe più accurata. 
4. In donne con poco tessuto ghiandolare, il contorno dell’impianto specie al livello dei quadranti superiori del seno risulta meno visibile. 
5. La dissezione del piano sottomuscolare è più rapida rispetto a quella del piano sottoghiandolare.

Indicazioni e frequenza

La mastoplastica additiva sottomuscolare è indicata per l’ipoplasia/ipotrofia mammaria (micromastia), che è una situazione che si riscontra frequentemente nella popolazione.

Clinica

La disposizione sottomuscolare degli impianti è stata sviluppata in risposta a problemi associati al posizionamento sottoghiandolare, specificamente per ovviare alla contrattura capsulare e alla visibilità dei bordi delle protesi specie al livello dei quadranti superiori.
Esistono benefici supplementari attribuibili alla disposizione sottomuscolare delle protesi, che consistono in un ridotto cambiamento della sensibilità del complesso areola capezzolo nel periodo post-operatorio, in una riduzione delle percentuali di contrattura capsulare e secondo alcuni in una maggiore facilità nella interpretazione degli studi mammografici. 
Il piano sottomuscolare inoltre è per lo più avascolare e l’incidenza degli ematomi secondo alcuni risulterebbe ridotta utilizzando questo approccio. 
Gli svantaggi includono la limitazione potenziale dell’incremento della taglia per la minore distensibilità del piano sottomuscolare che si associa a maggiori difficoltà nell’inserimento di impianti voluminosi senza che si sviluppi una distorsione dell’impianto e conseguentemente della forma della mammella. Il dolore postoperatorio risulta inoltre aumentato, e aumentano le percentuali di dislocamento laterale tardivo dell'impianto. 
Tuttavia secondo alcuni la collocazione sottomuscolare negli anni determinerebbe maggiori problematiche rispetto alla sottoghiandolare (comparsa di asimmetrie, distorsione del seno, dislocazione dell’impianto). Nell’intento di utilizzare impianti voluminosi riducendo le problematiche connesse (maggiore rigidezza e distorsione impianto, dislocazione della protesi verso l’alto o lateralmente nel postoperatorio) la tecnica di Regnault (1976), che consiste nella disinserzione del muscolo pettorale nella regione medio sternale ha mostrato la propria superiorità acquistando molta popolarità. Quando si parla di mastoplastica sottomuscolare oggi ci si riferisce fondamentalmente a questa tecnica. Tuttavia tale tecnica aumenta il dolore nel postoperatorio e nei casi in cui le protesi vengano rimosse e non ricollocate porta alla comparsa di un antiestetico gradino nel punto in cui il muscolo viene disinserito (la disinsersione del muscolo non porta comunque limitazioni funzionali di nessun genere vista la esigua porzione sezionata).


Controindicazioni

Una delle controindicazioni relative della mastoplastica sottomuscolare è la ptosi severa. Pazienti con ptosi significativa della mammella richiede genericamente una mastopessi concomitante o come procedimento secondario. Anche nelle pazienti affette da mammelle tuberose, la mastoplastica sottomuscolare pur non essendo una controindicazione in senso assoluto, può necessitare interventi secondari per correggere difetti rimanenti. In presenza di pazienti con solchi sottomammari accentuati inoltre la mastoplastica additiva condotta sotto il muscolo produce risultati estetici non sempre adeguati.

Mauro Leonardis

Autore dell'articolo

Dott. Mauro Leonardis
Medico-Chirurgo
Specializzato in Chirurgia Plastica